Dolore, nausea, vertigini e insofferenza alla luce. In tutta Europa si calcola che soffrano di Cefalea Primaria il 5-6% degli uomini e il 18-20% delle donne, principalmente tra i 25 e i 55 anni.

Le principali cause che portano allo sviluppo della cefalea per cause professionali sono l’esposizione a rumori, odori (quali sostanze chimiche), radiazioni ottiche artificiali (particolari o errati tipi di illuminazione), impegno psichico elevato, l’uso del computer per un numero eccessivo di ore, turni notturni che interferiscono sui ritmi sonno-veglia (con conseguente insonnia e mancanza di concentrazione).

L’Unità operativa di medicina del lavoro dell’Irccs Fondazione Maugeri di Pavia, guidata da Marcello Imbriani, con le università di Pavia e di Roma TorVergata e l’Irccs Fondazione Istituto neurologico Mondino di Pavia hanno realizzato una pubblicazione su ‘Gimle-Giornale italiano di medicina del lavoro ed ergonomia’  frutto di uno studio che ha evidenziato le gravi conseguenze che la cefalea primaria porta a livello lavorativo, in termini di perdita di giorni di lavoro e riduzione dell’efficienza lavorativa.

Giuseppe Taino della Maugeri commenta così:

“L’assenteismo per cefalea interessa in Europa il 7-15% dei lavoratori, con una media emersa da uno studio danese di 4,4 giorni l’anno persi per emicrania e 2,5 giorni per altre forme di cefalea”. Inoltre studi europei di autovalutazione riportano una perdita di efficienza media del 35%”.

Traducendo in termini economici i costi per la cura e per i giorni di inabilità lavorativa correlati allo sviluppo di emicrania per l’intera Europa, parliamo di 27 miliardi di euro all’anno (circa 420 euro per lavoratore).

Secondo gli esperti è quindi fondamentale che il medico competente attui strategie preventive verso tutti i fattori ambientali e organizzativi all’interno di un sistema lavorativo al fine di ridurre lo sviluppo di cefalea primaria per scongiurare eventuali fattori occupazionali scatenanti.