Essendo particolarmente esposti a determinate tipologie di polveri, i lavoratori occupati in ambito edilizio sono i più esposti a contrarre il cancro ai polmoni, con il 50% delle probabilità in più rispetto a qualsiasi altra tipologia di lavoro.
I materiali più pericolosi che espongono questa tipologia di lavoratore ad agenti cancerogeni, sono principalmente l’amianto, la silice cristallina (polvere di quarzo) e i composti cromo-nickel.
La ricerca internazionale chiamata Synergy, curata dalla IARC (International Agency for Research on Cancer), mette insieme gli studi di settore sul tumore, relativi a ben 16 nazioni, per ottenere una possibile correlazione tra patologia e cancerogeni occupazionali.
Nello studio si legge anche che la silice cristallina (polvere di quarzo), ritenuta cancerogena già dal 1997 dalla stessa IARC, entra a contatto con il 20 % della forza lavoro impiegata nelle industrie edili (durante i lavori di betonaggio, taglio, perforazione, sabbiatura, demolizione e pulizia). Inoltre ha dimostrato la pericolosa associazione tra lavoro edile e l’insorgere o sviluppo del carcinoma a cellule squamose e del carcinoma a piccole cellule.
La ricerca suggerisce quindi dei comportamenti preventivi, come l’utilizzo di dispositivi di protezione ma occorre acquisire la consapevolezza dei rischi per poterne contenere gli effetti.
L’elemento dolente, in conclusione, rimane la mancanza di volontà da parte delle nazioni di riconoscere come malattia professionale il cancro per i muratori.
Le reazioni in Italia
Il segretario nazionale Fillea Cgil Dario Boni ha incentivato la collaborazione con i medici atta a riconoscere il cancro come malattia professionale:
“Lo studio pone l’attenzione su questo fenomeno, che non abbiamo mai sottovalutato, ma che ci impone maggiormente di essere promulgatori di una campagna di informazione non solo nei luoghi di lavoro, ma in stretto collegamento con i medici competenti e i medici di famiglia. Il loro ruolo è fondamentale, ma va detto che spesso non collegano l’origine della malattia alla professione”.
Il segretario prosegue poi dicendo che il fumo può “distogliere l’attenzione dalla correlazione con il lavoro edile, anche se fumare è una concausa rilevante. Come sempre la conoscenza, quindi la formazione, e la prevenzione, quindi l’utilizzo dei dispositivi di protezione, giocano un ruolo significativo”.
Dario Boni prosegue ricordando che:
“La silice cristallina libera è presente nei mattoni, in prodotti simili fatti di cemento, nella pietra, nella roccia, in altre sostanze abrasive. La polvere viene rilasciata nell’ambiente quando questi prodotti vengono lavorati, tagliati a secco, molati, scheggiati, puliti. Purtroppo queste lavorazioni non sempre sono condotte prestando attenzione, utilizzando le dovute precauzioni, come l’uso di aspiratori, mascherina, bagnatura adeguata”. I lavoratori sono “per molti anni a rischio di contrarre le malattie che vengono causate da queste polveri, che non sono soltanto il cancro ai polmoni, ma anche la tubercolosi e la silicosi”. “L’assistenza, tramite il nostro patronato, per la denuncia e le richieste di risarcimento per i lavoratori edili colpiti dal cancro ai polmoni, quale malattia di origine professionale, per la quale valuteremo con l’Inca Cgil percorsi che conducano al riconoscimento”.